Lo zucchero di canna aiuta a dimagrire?

Lo zucchero è un prodotto estratto principalmente dalla barbabietola e dalla canna. Chimicamente tra zucchero bianco e zucchero di canna non c'è nessuna differenza, la molecola è esattamente la stessa, ovvero il saccarosio. Inoltre fornisce le stesse calorie per grammo (4 cal) secondo l'INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione). La differenza tra lo zucchero bianco e lo zucchero grezzo di canna è la raffinazione finale, lo zucchero di canna è uno zucchero non totalmente raffinato che contiene piccole quantità di melassa che gli conferiscono un diverso colore e sapore ma che non ha nessun significato dal punto di vista nutrizionale. Lo zucchero grezzo di canna contiene vitamine e minerali ma in quantità così irrisorie che non soddisfano per niente le dosi giornaliere raccomandate non apportando particolari benefici. E’ pur vero che lo zucchero di canna è meno solubile dello zucchero bianco,ciò potrebbe aiutare a ridurne leggermente l’assunzione!

Ricordate che non è lo zucchero in se ad essere dannoso, ma il suo abuso!!!



Cos’è il colesterolo?



E’ un grasso che svolge diverse funzioni importanti nell’ organismo umano.
Il colesterolo infatti permette di sintetizzare gli acidi biliari che entrano in gioco nei processi di assorbimento dei grassi introdotti con i cibi.
Il colesterolo inoltre partecipa alla produzione di vitamina D, utile per la salute delle ossa, favorisce la costruzione della parete delle cellule, in particolare del sistema nervoso e sempre la stessa molecola è la base per la produzione di ormoni come il testosterone e gli estrogeni.
La maggior parte del colesterolo presente nell’organismo viene prodotto dal fegato, mentre il resto è introdotto con gli alimenti. 
Come lolio non si scioglie nellacqua, così il colesterolo, essendo un grasso, non è capace di circolare nel sangue se non viene accompagnato da proteine che lo rendono idrosolubile.

Buono e cattivo?

Vi sono due tipi di sostanze (proteine) che trasportano il colesterolo nel sangue: le LDL hanno la caratteristica di causare la permanenza del colesterolo allinterno delle arterie favorendo così la formazione di placche aterosclerotiche ( alla base di tutte le malattie cardio-vascolari).
Le HDL (colesterolo buono) trasportano invece il colesterolo dal sangue verso il fegato dove viene metabolizzato.


Quali rischi comporta?

Se elevato (in particolare LDL), aumenta il rischio di malattie cardiovascolari come infarti o ictus, soprattutto se coesistono altri fattori di rischio, quali fumo, sovrappeso, ipertensione e sedentarietà.

"Istruzioni" per ridurre il colesterolo:

Non esistono alimenti “miracolosi” in grado di ridurre sensibilmente il colesterolo totale ma alimenti che contengono molto colesterolo e alimenti che non ne contengono, ovviamente una dieta che ha come obiettivo la riduzione del colesterolo deve ridurre al minimo il consumo di alimenti ricchi di colesterolo.
Cerca ogni giorno di variare la tua dieta consumando cibi diversi; generose quantità di frutta e verdura, cereali e legumi, dai la preferenza al latte e agli yogurt scremati o parzialmente scremati; non esagerare con la carne rossa, formaggi, insaccati e uova; sulla tua tavola non deve mancare il pesce poiché ricco di grassi insaturi omega-3 che combattono il colesterolo cattivo e di proteine nobili non presenti nelle carni.
Fare attenzione agli zuccheri: il consumo eccessivo di cibi contenenti zuccheri semplici quali dolci, miele, bibite zuccherate, ecc., comporta un aumento delle calorie che se superiori al fabbisogno vengono immagazzinati sotto forma di grassi ovvero trigliceridi ma anche colesterolo.
Per condire preferire i grassi insaturi ovvero gli oli vegetali ed in particolar modo per l’olio extra vergine d’oliva.
Quest'ultimo in particolare contiene una grande quantità di steroli vegetali; gli steroli vegetali sono considerati ‘gli spazzini del colesterolo ogni giorno è bene consumarne 2-2,5 grammi. Anche la frutta secca in particolare noci e mandorle è ricca di steroli vegetali, ma è bene non farne abusi in quanto sempre di alimenti molto calorici si tratta anche se hanno questo effetto benefico sul colesterolo. Praticare attività fisica: uno stile di vita attivo consente di tenere sotto controllo il peso, diminuisce lo stress e fa bene al cuore; esempi di attività fisica completa? Camminare, andare in bicicletta e nuotare, bastano anche 20 minuti al giorno!

Per concludere:

Il cibo è fondamentale per la sopravvivenza ma se ne mangiamo troppo ingrassiamo.
Così anche il colesterolo è fondamentale per alcune funzioni ma se è in quantità eccessiva l'organismo non è capace di gestirlo, si accumula sulla parete delle arterie e diventa un fattore negativo per la salute


Che cos'è il diabete



La malattia diabetica consiste in una incapacità più o meno grave di gestire i carboidrati (zuccheri, pasta e pane).
Il glucosio, la benzina del nostro organismo, per entrare nelle nostre cellule ha bisogno dell’insulina. Se l’insulina non viene prodotta, è poca oppure non è “recepita” dalle cellule, questo non viene assorbito. La prima conseguenzaè un aumento della glicemia nel sangue che a lungo andare causa di gravi danni ad organi importanti quali reni, cuore, occhi, cervello.
Il diabete è una malattia cronica: non scompare, ma si può curare e ben controllato permette una vita normale; chi ha il diabete può infatti lavorare, fare sport e avere figli sani.
In base al modo in cui “ci si ammala” di diabete ne distinguiamo due tipi.
Il diabete di tipo 2 è il più frequente. Insorge lentamente negli adulti, soprattutto quelli in sovrappeso e può rimanere sconosciuto
per lungo tempo. L'insorgenza di questo tipo di diabete, sempre più frequente negli ultimi decenni, avviene mediamente dopo i 40 anni, riconosce cause genetiche e ambientali, per questo è collegato quasi sempre a una storia familiare con precedenti ed è molto spesso preceduto da uno stile di vita sedentario e da un eccesso calorico cronico accoppiato al sovrappeso o all'obesità.
Il diabete di tipo 1, più raro, insorge bruscamente in giovane età. Non è ereditario né contagioso. Si cura con l’insulina iniettata tutti i giorni ad ogni pasto.
A causa di una possibile variazione nella gestione dell'insulina in gravidanza, si descrive inoltre il diabete gestazionale. Chi aspetta un bambino deve sempre controllare la glicemia, soprattutto se in famiglia c’è un diabetico, in genere è una condizione transitoria che rientra nella normalità subito dopo il parto.

Sintomi e cura

I sintomi del diabete sono: sete intensa, urina frequente, stanchezza, infezioni urinarie, dentarie o della pelle.
Il diabete di tipo 2 si cura e si previene facendo attività fisica regolare, seguendo un’alimentazione equilibrata, riducendo il sovrappeso ed eventualmente utilizzando farmaci specifici (=ipoglicemizzanti orali).
Il diabete tipo 1 come detto richiede invece 3-4 iniezioni di insulina al giorno. E' necessario inoltre un accurato e frequente controllo della glicemia, generalmente prima dei pasti e 2h dopo.
Prevenire il Diabete
Qualunque sia la natura del diabete la dieta è sempre un importante fattore terapeutico e di prevenzione! L'individuo non è più capace di produrre insulina e la somministrazione di ipoglicemizzanti orali o di insulina per via sottocutanea, pur essendo sufficiente a mantenere la glicemia ematica a livelli accettabili, va indispensabilmente accompagnata con un piano alimentare specificatamente realizzato allo scopo di ridurre al minimo il cosiddetto “carico glicemico” ovvero la capacità che ha un alimento di indurre l'aumento di glucosio ematico (glicemia).
Perchè la dieta è un'ottima arma di prevenzione? Un’alimentazione ricca di carboidrati produce livelli elevati di glicemia nell’immediato dopo-pasto, in questo modo si obbliga l'organismo a produrre grandi quantità di insulina cosa che, se si protrae negli anni, rende le cellule insensibili al segnale dell'insulina per questo l'unica cura a questo punto sono gli ipoglicemizzanti orali che sarebbe stato possibile evitare con una corretta condotta alimentare.
L'obeso o l'individuo in sovrappeso che eccede nell'assunzione di carboidrati, si espone al rischio essere un futuro diabetico e deve correggere le seguenti abitudini di vita:
alimentarsi in modo più corretto e fare una costante attività fisica (almeno 15-30 minuti al giorno) due semplici abitudini che possono ridurre concretamente l'insorgenza della malattia diabetica.
L' indice glicemico di un alimento indica la velocità con la quale aumenta la glicemia in seguito all'assunzione di una quantità di alimento contenente 50 grammi di carboidrati.

Prevenire il sovrappeso


Se paragoniamo il nostro organismo ad un'automobile, l'alimentazione il nostro carburante e l'attività fisica i km percorsi, capiamo così subito che indispensabile mantenere quotidianamente o settimanalmente un equilibrio tra i km percorsi e i litri di benzina immessi.
In una autovettura questo molto facile grazie alle lancette che indicano il livello del carburante nel serbatoio. Anche il nostro organismo ci avverte con segnali che conosciamo bene se la “benzina” troppo poca, appetito, senso di debolezza, annebbiamento della vista.
Ma spesso non siamo capaci di capire quando invece è troppa. Questo perchè i segnali che derivano da una alimentazione eccessiva non producono alcun disagio ma al contrario ci danno un senso di benessere che tendiamo di volta in volta a replicare.
Se in una autovettura è impossibile mettere più benzina di quella che può contenere il serbatoio, il corpo umano nei momenti di abbondanza è capace di fare proprio questo; ovvero creare delle riserve di energia da utilizzare nei momenti il cui gli alimenti assunti sono così scarsi da non riuscire a soddisfare il nostro fabbisogno. Se questo meccanismo è molto utile per la sopravvivenza di un organismo in momenti di carestia, con uno stile di vita sedentario e delle abitudini alimentari scorrette come le nostre questo crea il problema esattamente opposto. Nella nostra epoca e nel nostro paese infatti il vero problema non sono i momenti di carestia ma una alimentazione molto ricca dal punto di vista energetico (ma non sempre da quello nutritivo) e una attività fisica ridotta a pochi minuti al giorno che non è sufficiente a dissipare quanto assunto.
E per evitare questo meccanismo non è sufficiente “mangiare meno” ma scegliere con criterio gli alimenti in base al loro apporto calorico. A volte infatti per perdere peso si decide di seguire una dieta “fai da te” in cui si escludono pasti principali con un alto valore nutritivo per poi colmare il senso di appetito che ne deriva con alimenti meno salutari e spesso anche più calorici. E' inoltre utile se non in alcuni casi indispensabile accoppiare un'alimentazione a basso contenuto calorico ma equilibrata e sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico giornaliero con una adeguata attività fisica al fine di costringere l'organismo ad accedere a quelle riserve energetiche che sotto forma di tessuto adiposo si erano accumulate nel periodo in cui si seguiva una condotta alimentare scorretta.

Dieta mediterranea, elisir di lunga vita



Quando si parla di sana alimentazione molto spesso si fa riferimento alla dieta mediterranea. Eppure ogni continente, per non dire ogni nazione ha le sue abitudini alimentari e piatti caratteristici, com'è possibile che ciò che si mangia nel bacino del mediterraneo abbia delle proprietà così esclusive che non è possibile trovare in altre parti del mondo?
Quando si cominciarono a studiare le cause dell'aterosclerosi, quella patologia di natura infiammatoria che alla lunga può portare all'infarto e all'ictus, si partì da semplici dati statistici che mostravano come nei paesi sul bacino mediterraneo l'incidenza era molto più bassa rispetto ai paesi Nordeuropei e agli Stati Uniti. Dopo una serie di approfonditi studi si capì che ciò era dovuto al fatto che la dieta mediterranea è caratterizzata da un basso apporto lipidico con un elevato apporto di antiossidanti, sostanze che tra le altre cose prevengo l'invecchiamento cellulare. Ma anche fibre e grassi insaturi con capacità anti-infiammatorie che hanno un ruolo importante nella prevenzione dell'aterosclerosi.
Già questo è capace di fornirci una spiegazione convincente all'aspettativa di vita più elevata, ma i benefici non finiscono qui, una dieta ricca di frutta e verdura e povera di grassi animali può contribuire a ridurre la pressione arteriosa di 8-14 punti altra condizione favorevole a una ridotta mortalità.
Lo studio più importante passato alla storia come il “Seven Countries Study” fu portato avanti dal medico americano Ancel Keys; durò 25 anni e come si evince dal nome coinvolse 7 nazioni, 3 del bacino del mediterraneo Grecia, Italia, e Jugoslavia più Finlandia, Olanda, Giappone e Stati Uniti.
Keys finito il suo lavoro, decise di trascorrere l'ultima parte della sua vita nei pressi di Pollica un paesino nella provincia di Salerno, salito recentemente agli onori della cronaca per l'omicidio subito dal suo sindaco Angelo Vassallo, un uomo giusto che si battè fra le altre cose per far riconoscere proprio della dieta mediterranea un riconoscimento internazionale. A conferma della bontà delle tesi di Keys, abbracciando in pieno lo stile alimentare dell'Italia meridionale rendendo se stesso una cavia visse fino al 2004 morendo all'età di 100 anni!
Il risultato più importante che si ricava da una mole di dati così grande è che non esiste l'alimento miracoloso che può allungare la vita più di altri ma è una sinergia di effetti benefici ottenuti consumando le giuste proporzioni di grassi vegetali (l'olio d'oliva) carboidrati (pane e pasta) proteine (pesce, carne e legumi) fibre (frutta, verdura e cereali) ma anche alimenti sottovalutati come il vino, la frutta secca, uova e latticini. Ciò che tuttavia va puntualizzato è che per usufruire di tali benefici non è sufficiente nascere in quest'aria geografica dove l'aspettativa di vita è maggiore bensì seguire assiduamente la dieta mediterranea.
Durante il lungo studio di Ancel Keys si presero in considerazione anche gruppi di emigranti italiani trasferitisi negli USA, per questi soggetti si vide che più tempo trascorrevano nel nuovo continente più la loro mortalità si avvicinava a quella degli statunitensi, per il semplice fatto culturale che cambiavano il loro stile alimentare adattandolo a quello locale. Ed è notizia di pochi giorni che l'Unesco ha finalmente riconosciuto alla dieta mediterranea il titolo di "Patrimonio immateriale dell'Umanità", la vittoria postuma di un politico perbene appassionato del suo paese, assassinato per essersi opposto al mal'affare di chi considera la cosa pubblica una terra di conquista.

Merendina confezionata, alimento nutriente o rischio per la salute?


Potrebbe essere utile passare in rassegna alcuni dei più comuni alimenti che si consumano ai nostri tempi, in particolar modo quelli più pubblicizzati i quali verosimilmente sono quelli più acquistati e consumati. Una premessa onesta da fare è quella di accostarsi agli alimenti senza alcun pregiudizio negativo, una cosa sicuramente vera è infatti che nessun cibo è dannoso in sé, ma può diventarlo se chi lo consuma si trova in condizioni fisiopatologiche particolari o se lo stesso ne fa un largo abuso.
Detto ciò viene da chiedersi come mai le merendine non godono di una buona reputazione e spesso sono accusate di essere la causa primaria dell'obesità infantile. Senza voler entrare nel dettaglio delle caratteristiche nutrizionali di ogni merendina, facendo una piccola verifica ai supermercati, leggendo bene i dati nutrizionali imposti per legge sulle confezioni, con carte alla mano, il dato che salta subito all'occhio è una quantità elevata di chilocalorie per grammo, un valore che va da 3 a 4,5 il che vuol dire che una merendina che pesa sui 45 grammi può contenere dalle 120 alle 200 K.cal una quantità di energia pari a quella fornita da un piatto di pasta aglio e olio di 70 gr. Capiamo subito che una merendina al giorno fornisce già un notevole apporto energetico ma non è raro sentire di ragazzi che le consumano in almeno 2 o più occasioni nell'arco della giornata.
Se vivessimo in un paese dove la malnutrizione è un rischio per gli adolescenti, questo alimento sarebbe un vero toccasana, in poco spazio e in un modo molto comodo e veloce può fornire una grande quantità di energia; ma come sappiano nei nostri paesi il problema è proprio l'opposto: i cibi sono il più delle volte ipercalorici e la vita sempre più sedentaria sopratutto tra le fasce più giovani non genera un dispendio energetico giornaliero sufficiente a smaltire quanto ingerito.
D'altro canto chi è consapevole di tutto ciò e vuole rispettare un regime calorico ridotto si trova ad affrontare uno sforzo sempre più grande che difficilmente può imporre ad un bambino. A tal proposito un consiglio utile per gestire una corretta alimentazione è quella di consumare i pasti ad orari prestabiliti; in questo modo si educa l'organismo ad avvertire fame solo in quei momenti della giornata in cui siamo disposti a colmarla con qualche spuntino. Molto spesso le merendine trovandosi sempre disponibili nelle nostre dispense vengono scartate e consumate velocemente senza tenere conto dell'orario o di cosa si è mangiato nei pasti principali, rendendolo un gesto quasi meccanico.
Un frutto fresco, un bicchiere di yogurt, latte e biscotti, due fette di pane con una modica quantità affettati o di formaggio, sono tutti alimenti che richiedono un minimo tempo di preparazione, il che favorisce una maggiore consapevolezza di ciò che si sta facendo, dando al gesto del nutrirsi la giusta importanza. Cibi che sicuramente non danno un apporto calorico superiore a quello che da la merendina confezionata, ma che producono senza dubbio un senso di sazietà più efficace.
Un ultimo appunto andrebbe rivolto alla disinformazione sul web. Mi riferisco in particolare al sito internet dedicato alle “merendine italiane” curato dall'Associazione industrie dolciarie italiane che col benestare di esperti medici dell'alimentazione assolve la merendina, neanche a dirlo, “con formula piena” descrivendola quasi come il miglior alimento per gli adolescenti. I dati snocciolati nelle interviste che possono essere visionati sono senz'altro veritieri, ma quasi sempre pieni di omissioni, è il vecchio trucco del mettere in luce il lato della medaglia che fa comodo. Un esempio su tutti: si dice che le merendine contengono una “discreta quantità di vitamine A, B1, B2, calcio e ferro” ma non si dice che queste “discrete quantità” sono in realtà una frazione di quelle fornite, a parità di calorie, ad esempio da un frutto fresco.
Insomma il buon senso generale che tende a sconsigliare le merendine ai giovani può essere condiviso e verificato da semplici osservazioni empiriche eseguite da chiunque sia disposto ad informarsi e scoprire cosa si nasconde dietro il prodotto di una ammiccante campagna pubblicitaria.

Sicurezza alimentare e proprietà nutrizionali dei prodotti da strada


L'avanzamento invasivo delle nuove tecnologie occupa uno spazio sempre più rilevante anche nel campo degli alimenti che finiscono sulle nostre tavole, riferendoci ad esempio agli OGM si può dire che questi sono adesso talmente presenti che è perfino servita una regolamentazione severa a livello nazionale ed europeo per limitarne l'utilizzo da parte delle multinazionali. Il prossimo passo che sta per essere compiuto è quello degli alimenti di nuova generazione, detti anche "alimenti funzionali", cibi arricchiti artificialmente di nutrienti benefici per l'organismo; l'esempio più semplice è il latte con gli Omega 3, dei grassi contenuti in quantità nel pesce azzurro ma totalmente, nel latte vaccino.
Eppure nelle realtà locali, fuori dai grossi centri commerciali, lontano dalle multinazionali del fast food, prosperano ancora specialità locali molto apprezzate, cibi della nostra tradizione che ispirano un senso di genuinità che nessun alimento confezionato riesce a darci.
Le arancine, il pane con le panelle o con le crocchette di patate, il pane con la milza o le "stigghiola", spesso fritti nelle bancarelle le cui condizioni igieniche difficilmente infondono un senso di serenità in chi è tentato a consumarli.
Il concetto di sicurezza alimentare si fonda sul semplice principio che un alimento non sia dannoso per la salute e il primo rischio che si corre con gli alimenti di strada è quello della contaminazione batterica. Occorre ricordare che un ambulante non è sottoposto al severo autocontrollo obbligatorio (HACCP) a cui devono sottostare tutti i negozi di generi alimentari o che operano nel campo della ristorazione, detto ciò bisogna anche dire che per gli alimenti cotti sul momento tale rischio si riduce a valori più che accettabili, tutti i batteri patogeni non sopravvivono a temperature superiori ai 100°C, figuriamoci ai 180°C che si raggiungono nelle fritture con olio di semi. Evidentemente la nostra attenzione deve spostarsi sull'alimento che non subisce la "sterilizzazione" assicurata dalla cottura, il pane se lasciato all'aria aperta per molto tempo e non viene protetto da un eventuale deposito di microorganismi presenti nell'aria può essere facilmente colonizzato dagli stessi sia di origine batterica che non, come le muffe e i funghi.
Un ambulante dovrebbe avere il buon senso di conservare e maneggiare i prodotti nel modo più igenico possibile, per evitare i rischi sopra citati. Ovviamente minore è il tempo di esposizione all'aria dell'alimento minore è la probabilità che questo venga contaminato, ma cosa si rischia realmente? L'organismo di una persona sana si difende egregiamente dai batteri patogeni ingeriti col cibo e gli unici in grado di attecchire nel nostro intestino sono gli entero batteri, famiglia di cui si contano numerosi patogeni responsabili si infezioni sistemiche quali febbri enteriche, come il tifo e il paratifo, ma anche infezioni intestinali, gastroenteriti e dissenteria. Se si vogliono evitare spiacevoli sorprese il consiglio personale è quello di acquistare questi alimenti da un ambulante di fiducia di cui si è certi della adeguata conoscenza e applicazione delle più elementari norme igieniche da seguire per maneggiare gli alimenti, meglio ancora acquistare da un negozio fisso che per legge deve essere sottoposto all' autocontrollo regolamentato da normative severe, cosa che se non scongiura il rischio di un infezione intestinale ma che di sicuro la riduce drasticamente.
Passando alle qualità nutrizionali di questi alimenti bisognerebbe esaminarli caso per caso, in quanto alimenti molto diversi tra loro effettivamente forniscono un apporto nutritivo diverso.
Partendo dalle arancine molto apprezzate e imitate in altre regioni, possiamo dire che il riso, la presenza di carne tritata in discrete quantità, piccole quantità di legumi e verdure, rappresentate dai piselli e carote e il sugo di pomodoro, il tipo di cottura che fornisce una notevole quantità di grassi vegetali, lo rendono un alimento molto nutriente e molto calorico, sicuramente indicato per sostituire un pasto intero ma non certo per uno spuntino veloce fuori dai pasti principali. Un arancina di 100 - 150 gr. , 200 gr. di verdure a scelta e un frutto possono essere un buon pranzo, abbastanza veloce e comodo per chi è impossibilitato a cucinare.
Come ci suggerisce il buon senso è bene variare gli alimenti che mangiamo, se non altro ruotando le nostre scelte nel corso dei giorni della settimana onde evitare cadere negli eccessi che sono sempre dannosi.
Il pane con le panelle, specialità tipicamente palermitana contiene i carboidrati del pane e le proteine vegetali contenute nella farina di ceci di cui sono fatte le panelle, la frittura meglio se in l'olio d'oliva, impensabile trovarlo da un ambulante per l'alto costo, fornisce anche qui dei grassi pur sempre necessari al nostro organismo; facendo attenzione alle quantità e alla frequenza con cui lo si consuma non c'è niente di dannoso in un panino con le panelle, sicuramente meno dannoso delle proteine animali contenute in un hamburgher, che viene spesso contornato da patatine fritte e bevande gasate ricche di zuccheri.
Altro discorso per la milza, specialità che ha dato notorietà a locali storici del capoluogo siciliano quali la focacceria di S.Francesco, qui il problema è la frittura nel grasso animale per eccellenza, lo strutto, cosa che comporta un apporto calorico eccessivo così come un eccesso di grassi saturi, i più dannosi in quanto hanno la tendenza ad accumularsi sulla parete interna delle arterie. Fortemente sconsigliato a chi soffre di ipercolesterolemia, ipertensione e con una storia famigliare simile, per tutti gli altri vale la regola che nessun alimento fuori dagli eccessi è dannoso in se. D'altro canto in una specie evoluta come la nostra il cibo non ha la sola funzione di nutrirci ma anche quella sociale di farci sentire uniti nell'ambito del gruppo sociale a cui apparteniamo e quella psicologica di gratificarci con sensazioni piacevoli.

Il sovrappeso una condizione sempre più sottovalutata

Sapevate che anche un sovrappeso lieve mantenuto negli anni aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, tumori dell'apparato digerente, patologie del metabolismo severe come il diabete di tipo II con il risultato di ridurre l'aspettativa di vita al pari del fumo o della vita sedentaria?
Sapevate che anche a casa sua può controllare il suo stato nutrizionale con un semplice calcolo?
L'indice di massa corporea o BMI è molto indicativo perché fornisce una prima indicazione di quanto un individuo si discosta dal peso ideale, cioè quello che statisticamente comporta il minimo rischio di incorrere nelle patologie citate.
E' sufficiente dividere il proprio peso espresso in chilogrammi per il quadrato della altezza espressa in metri.

Per esempio: se il suo peso è di 74 Kg ed è alto 1,70 M troverà il suo BMI con la semplice formula:

BMI = 74 kg : (1,7 x 1,7) = 25,61



Come mostrato dalla tabella, per valori che superano i 35 (Obesità grave) l'aspettativa di vita si riduce anche di 20 anni!
Il nutrizionista a differenza di un dietologo non ha solo il compito di prescrivere una dieta per la riduzione del peso corporeo ma educare i propri clienti a una corretta alimentazione.
Il nostro organismo ha bisogno di una grande varietà di nutrienti, carboidrati, proteine, lipidi, fibre, vitamine e sali minerali nella corretta quantità. Generalmente una dieta variegata che si basa sugli alimenti del bacino mediterraneo è sufficiente a dare il giusto apporto nutrizionale.
Purtroppo il cibo che si acquista ai nostri giorni viene trattato con conservanti, additivi e depositato per un lungo periodo prima di essere venduto. Specie la frutta e la verdura quando arrivano sulle nostre tavole hanno già perso gran parte dei nutrienti. Per raggiungere il senso di sazietà inoltre, si ha la tendenza ad eccedere nei grassi e negli zuccheri che col tempo si accumulano nei tessuti inducendo spesso a una vita sempre più sedentaria, con il risultato che negli ultimi 10 anni la percentuale di obesi è aumentata drasticamente.
La visita da un nutrizionista comincia con la descrizione delle le proprie abitudini alimentari seguite da quelle riguardanti le attività fisiche svolte durante il giorno. Seguirà la visita antropometrica con la quale verranno calcolati, la sua massa magra, il suo tessuto adiposo e un eventuale accumulo di liquidi extracellulari (ritenzione idrica).
Con i dati così raccolti verrà stimato il suo fa bisogno giornaliero calorico, il corretto rapporto di carboidrati, proteine e lipidi sulla base del quale verrà realizzato il Suo piano alimentare personalizzato che terrà conto anche di preferenze alimentari e abitudini di vita.